Una progettazione linguisticamente contemporanea, che sappia sfruttare la memoria di un dato luogo come motore d’invenzione, piuttosto che come limite alla creazione del nuovo, è ciò che ci si aspetterebbe che una architettura italiana riesca a costruire. Purtroppo questa caratteristica non è l’aggetivazione con cui è possibile descrivere la maggior parte delle architetture prodotte dai progettisti del bel paese, ed anzi la regola vuole mancare una delle due condizioni, facendo sì che il tutto si riduca ad un pesante citazionismo, piuttosto che un disinibito metter in opera situazioni alienanti. L’esperienza italiana non possiede senso della misura, sbilanciandosi eccessivamente nei due poli. Pochissime le eccezioni, e questo progetto di riqualificazione ad opera dell’architetti Enza Evangelista è tra queste. Riemersione dei segni latenti del tessuto urbano, rilettura dell’identità locale, uso di un linguaggio contemporaneo, ma non scurrile, indagine su una dimensione intima dello spazio pubblico sono i risultati di un progetto di cui una città come Civitavecchia può usare come proprio vanto. Un risultato importante, soprattutto considerando la tendenza attuale verso una progressiva diluizione dello spazio pubblico in quello commerciale e brandizzato delle piazze nuove progettate per dare identità nuove di zecca a quartieri accerchiati da rotatorie e strade ad alto scorrimento.
Sono quindi onorato di prestare il mio impegno con questo secondo articolo per Art a part of cult(ure), rintracciabile a questo link! Non posso che augurarvi, buona lettura…
Questo è veramente un bellissimo blog, complimenti.
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Cara Gisy,
Grazie mille! Veramente!
Un saluto,
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quello che stavo cercando, grazie
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Grazie a te, tool!
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Amico come te la passi? Sempre in forma (mentalmente intendo). Articolo ben scritto, mi ricorda il libro sulle liste di U. Eco, che sto leggendo questa settimana. Ti verrò a bussare quando il sole sarà caldo. Abbraccio.
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Carissimo!
Che felicità incontrarti qui! È tantissimo che non ci sentiamo! Ti ringrazio ovviamente per il paragone non mi rende orgoglioso: di più! Spero di rivederti presto, ma nel frattempo sentiamoci pure per mail!
un abbraccio caro,
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Peja,
interessanti i tuoi articoli oltre il blog.
Sempre più maturo ‘criticamente’.
Saluti,
Salvatore D’Agostino
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Salvatore,
Grazie mille dell’apprezzamento! È proprio la strada che vorrei cercare di percorrere!
Un abbraccio,
Emmanuele
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interessante e coraggioso intervento! ma cosa c’era prima? dateci una mano in abruzzo, a volte il porfido è letale Babele Bolognano
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Caro FR:D,
Bhé, prima c’era… una strada! Come tante altre, e con dei piccolissimi marciapiedi!
Prendo nota e condivido il tuo post che segnali!
A presto, ciao
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